Category: devastazione e saccheggio

15 ottobre: assolto dai reati di devastazione e saccheggio

di , 6 febbraio 2014 16:37

Si è spezzato per la prima volta il cerchio repressivo che colpisce da 2 anni i compagni e le campagne accusate di devastazione e saccheggio per la manifestazione del 15 ottobre 2011.

La  VII sezione Penale del Tribunale di Roma  ha emesso sentenza di assoluzione dai reati di devastazione e saccheggio, mentre il PM aveva chiesto condanna a 9 anni, nei confronti di un giovane accusato per i fatti di Roma, avvenuti in occasione della manifestazione nella giornata del 15 ottobre 2011,  designata come giornata mondiale degli “indignad@s”.

Quel giorno decine di manifestanti furono colpiti da lacrimogeni lanciati ad altezza d’uomo, inoltre polizia e carabinieri effettuarono i non consentiti caroselli, scatenando la giusta reazione dei manifestanti che si opposero a tali comportamenti.

Il giovane giudicato oggi, è stato condannato per resistenza alla pena complessiva di 2 anni e 6 mesi, con pena sospesa e  con l’esclusione del grave reato di devastazione, per il quale è stato assolto perchè il fatto non costituisce reato così come sempre sostenuto dalle difese che per anni si sono battute durante i processi cosidetti di Genova 2001. La devastazione e saccheggio è un concetto e un reato fascista che tutela l’Ordine Pubblico, nell’accezione del regime dittatoriale che imponeva l’obbligo di obbedienza al dittatore. Oggi tale reato deve essere soppresso perchè contrasta con un altro Ordine, che è quello democratico, pluralista e costituzionale che prevede la tutela dei cittadini  che esercitano i loro diritti, quali quello di manifestare nelle piazze. E’ importante dire che la sezione  del Tribunale di Roma, in altro processo per gli stessi fatti  del 15 ottobre aveva condannato un giovane a 5 anni di carcere, pur considerandone la partecipazione in misura minima..

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2003: otto ultrà condannati per devastazione e saccheggio

di , 2 febbraio 2014 10:39

Da Repubblica Napoli

Otto ultrà del Napoli ritenuti responsabili degli incidenti del 20 settembre 2003 allo Stadio Partenio di Avellino, nei quali perse la vita Sergio Ercolano, di 19 anni, sono stati condannati dal tribunale di Avellino a pene da tre a nove anni di reclusione per devastazione e saccheggio. Un nono imputato è stato assolto. In seguito agli incidenti la partita non fu disputata.

I condannati sono Pasquale Mauro, Luciano Treglia, Vincenzo Abbruzzese e Giovanni Melotti (nove anni di reclusione ciascuno); Ciro Marigliano (8 anni e sei mesi); Marino Lippiello (6 anni e sei mesi); Salvatore Barbarano (6 anni) e Giovanni Varchetta (3 anni). Assolto Vitale Varchetta per non aver commesso il fatto.

Il collegio giudicante ha anche disposto il risarcimento, per 120 mila euro, in favore del Comune di Avellino; di 10 mila euro per l’associazione di volontariato che prestava servizio in campo; 8 mila euro per ognuno dei carabinieri e agenti di polizia rimasti feriti negli scontri.

La sentenza chiude la terza tranche di giudizi nei confronti di un centinaio di tifosi ritenuti responsabili degli incidenti che si verificarono prima dell’inizio del derby tra Avellino e Napoli, che non si sarebbe poi disputato proprio a causa degli incidenti.

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“La Diaz non è ancora finita”

di , 19 gennaio 2014 20:50

Dall’Espresso

I silenzi durante il processo. La violenza dell’irruzione del 21 luglio. Le responsabilità che ancora mancano. Un attivista che dormiva, anche lui, nella scuola genovese, racconta i suoi anni di udienze. Per stabilire la verità

di Francesca Sironi

La Diaz non è ancora finita
La “Diaz” non è finita la notte del 21 luglio del 2001. Non è finita per i poliziotti condannati,a cui settimana scorsa è stato negato l’affidamento ai servizi sociali. E non è finita nemmeno per le centinaia di persone che dormivano nella scuola durante i giorni del G8. Persone che ancora oggi, a 13 anni dall’anti-summit di Genova, cercano giustizia. «La Diaz fu un’operazione deliberata. Non un errore di cui chiedere scusa, ma una precisa volontà, di chi diede l’ordine di fare irruzione, ma anche delle forze politiche che hanno dato mandato e coperto ciò che successe quella notte». A parlare è Blicero, uno dei membri del “ Supporto legale ”, il gruppo di attivisti e avvocati che dall’estate del 2001 lavora per garantire appoggio e assistenza ai manifestanti condannati e per fare luce sulle violenze da parte della polizia. «Io c’ero, alla Diaz», racconta: «Ed era ben chiaro, lo sapevano tutti, che lì non succedeva niente. C’erano solo giornalisti e ragazzi che partecipavano ai cortei. L’incursione servì a dimostrare però che anche il nostro governo democratico può ancora essere violento contro con chi fa opposizione sociale».

In tutti questi anni, sostiene, «lo Stato ha continuato a difendere i suoi uomini. Per anni abbiamo dovuto farci largo fra false testimonianze, dilazioni e omertà che non hanno riguardato solo gli imputati, per i quali sarebbero comprensibili, ma tutto il corpo delle Forze dell’Ordine. Gli esempi sono decine. In un video della Diaz ad esempio si vede un funzionario con la coda di cavallo che picchia un ragazzo steso a terra, inerme. Per anni i pubblici ministeri hanno chiesto chi fosse, hanno insistito con la questura perché identificasse l’agente, così distintamente riconoscibile dall’acconciatura. Niente. Sostenevano di non poterlo individuare. Poi abbiamo scoperto, per altre vie, che si era tagliato i capelli. E che era venuto puntualmente a tutte le udienze della Diaz. Era in quelle sale, insieme a noi». Impegnato a seguire un processo, ricorda Blicero: «che è stato possibile solo grazie alla tenacia e alla cocciutaggine di un paio di pubblici ministeri e di alcune parti civili, persone del “movimento” che non hanno mai smesso di cercare di accertare i fatti per come erano. Una tenacia che la polizia non ha mai accettato».

Una visione di parte, ammette Blicero, «partigiana», come preferisce dire lui, secondo cui: «La Diaz è cominciata con la zona rossa, con la sospensione dei diritti, con il tam tam mediatico sulle “infiltrazioni” dei black bloc, fino alle torture subite da centinaia di ragazzi alla Diaz e a Bolzaneto. Torture rimaste fondamentalmente senza colpevoli, anche perché il reato di tortura, in Italia, non esiste».  Adesso, conclude, «la nostra attenzione va soprattutto ai 10 manifestanti che stanno pagando da soli per le centinaia di migliaia di persone che erano presenti a Genova, con una condanna complessiva a 100 anni di carcere per un reato, quello di devastazione e saccheggio, che è tornato in voga dopo il 2001 ed è ora usato anche contro i no tav in Val Susa».

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G8 2001 Condanna in appello l’ex questore Colucci per falsa testimonianza.

di , 17 dicembre 2013 11:59

E’ stato condannato oggi a 2 anni e 8 mesi l’ex questore di Genova Francesco Colucci per avere reso falsa testimonianza durante il processo sulla mattanza della polizia nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del luglio 2001. Colucci in quell’occasione aveva ritrattato quanto detto in precedenza per tenere lontano dalla vicenda l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Il pm Enrico Zucca aveva chiesto 2 anni, ma il giudice invece ha constatato delle aggravanti condannandolo a 2 anni e 8 mesi.

Il commento dell’avvocato Emanuele Tambuscio Ascolta

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Convegno: Diritto alla resistenza

di , 8 dicembre 2013 11:52

Il 7 dicembre a Bussoleno in Val di Susa si è tenuto un convengo dal titolo Diritto alla resistenza organizzato dal movimento Notav. Qui l’intervento della campagna 10×100

Qui tutto il resto dei materiali.

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Genova 2001: in aula le attenuanti

di , 17 novembre 2013 11:32

Il 13 novembre si è tenuto presso il Tribunale di Genova l’appello del processo nei confronti dei capri espiatori per i fatti del luglio del 2001.

Alla sbarra ancora 4 dei 10 compagni giudicati dalla sentenza  di Cassazione dello scorso 13 luglio, quella dei cento anni complessivi di condanne per i reati di devastazione e saccheggio. Per i 4, oggi, la Corte d’Appello ha valutato la concedibilità dell’attenuante dell’aver agito per «suggestione della folla in tumulto». Parliamo di 4 compagni e non di 5 perchè Valguarnera si è dissociato dagli altri manifestanti e da tutti i fatti con un intervento in Aula. Dicendo che è anche entrato nell’esercito dopo il 2001. Su questo il Procuratore ha chiesto le attenuanti massime mentre per Cuccomarino nessuna attenuante data l’età adulta che aveva durate il g8 del 2001.

La decisione è stata quella di ridurre le condanne per 3 dei 4 compagni con pene comprese tra i 6 e i 8 anni di carcere. Tenendo conto dell’indulto per 3 di loro sicuramente non si apriranno le porte del carcere. Per altri due, condannati a 8 anni, probabile le misure alternative (ma non certe). Adesso si attendono le motivazioni per eventualmente impugnarle ancora una volta in Cassazione.

Ascolta la corrispondenza a Radiondarossa dell’avvocato Romeo

Ascolta la corrispondenza di un compagno di Supporto Legale che spiega bene tutto il processo

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Luca Finotti

di , 12 novembre 2013 14:33

Apprendiamo che qualche settimana fa e’ stato arrestato per dei residui di pena Luca Finotti, uno dei 10 condannati per i reati di devastazione e saccheggio per i fatti di Genova 2001 e che domani avrà l’appello per delle attenuanti.
Per chi volesse scrivergli:
Luca Finotti c/o casa circondariale di Trento – Via Beccaria, 13 – Loc. Spini di Gardolo, 38014 Gardolo TN
http://www.canestrinilex.com/risorse/carcere-trento/

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GENOVA NON È FINITA. 13 e14 luglio Due giorni di iniziative a Roma all’Ex Snia Viscosa via prenestina 173

di , 10 luglio 2013 16:55

13 e 14 luglio. Due giorni di iniziative a Roma

Ex Snia Viscosa

via prenestina 173

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A un anno dalla sentenza definitiva per Genova 2001, in solidarietà con i compagni/e sotto processo per i fatti del 15 ottobre 2011, con Alberto, Marina, Gimmy e Ines nel cuore.

Due serate benefit con dibattiti, musica, teatro, spazi di socialità e ristoro

Sabato 13 luglio Concerto con Bone Machines, e Blood ’77, a seguire dj set con Tutti Frutti Apocalypse a cura di Murder Farts e Lubna Barracuda.

Nel corso della serata esposizioni artistiche e performance.

Domenica 14 luglio dalle 19.00 Spazio aperto ai musicisti di strada con aperitivo nell’orto

dalle 20.00 Incursioni musicali di Laura Inserra

dalle 21.00 Il Rave Teatrale delle “Voci nel Deserto”  in “La raccolta differenziata della memoria” con la partecipazione di Ascanio Celestini

Radio Onda Rossa,  Campagna 10×100, CSOA ex SNIA

 

GENOVA NON È FINITA.

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3 luglio: The Atalantics per Genova2001

di , 30 giugno 2013 11:18

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G8 Genova: Marina, Alberto e Gimmy siamo noi

di , 20 giugno 2013 12:19

Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto il 20 giugno 2013.

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Con la sentenza definitiva su Bolzaneto si è concluso anche l’ultimo dei grandi processi simbolo sul G8 del 2001. Sarebbe dunque tempo di bilanci e di qualche ragionamento, ma in giro sembra esserci poca voglia di farlo. Anzi, paragonato al clamore mediatico che un anno fa aveva accompagnato la sentenza Diaz, quella su Bolzaneto è passata praticamente inosservata.

Nulla di sorprendente, in fondo, perché tutti sapevamo che quella sentenza non avrebbe aggiunto nulla di nuovo. E poi, sono passati parecchi anni, quel movimento non c’è più e i tempi sono cambiati. Tutto comprensibile, per carità, eppure c’è qualcosa che non quadra, che stona terribilmente.

Già, perché alla fin della fiera, dopo tante sentenze e l’accertamento di un numero impressionante di gravi reati contro la persona, gli unici che stanno in galera, peraltro con pene allucinanti fino a 14 anni, sono alcuni manifestanti di allora, presi a casaccio e colpevoli esclusivamente di aver danneggiato delle cose. Si chiamano Marina, Alberto e Gimmy.

Peraltro, il numero degli ex manifestanti carcerati potrebbe pure crescere, visto che i condannati in via definitiva per “devastazione e saccheggio” sono dieci. Degli altri uno è irreperibile, Ines è agli arresti domiciliari e per cinque è necessario un nuovo passaggio in appello, ma limitatamente a un singolo attenuante.

Penso che abbandonare quelle persone al loro destino sia inammissibile. Umanamente, moralmente e politicamente. L’esito complessivo dei processi genovesi, con la sua manifesta disparità di trattamento, è infatti destinato a fare da precedente, a rafforzare la sensazione di impunità tra il personale degli apparati di sicurezza e a legittimare l’uso di pene sproporzionate ed esemplari contro manifestanti.

Il reato di “devastazione e saccheggio”, risalente al periodo fascista, non è certo l’unico strumento giuridico a disposizione per fini repressivi, ma è senz’altro quello più estremo e discrezionale, poiché non ti punisce per quello che hai fatto, ma per averlo fatto in determinate circostanze. Ed è così che una bagatella, come una vetrina rotta, può trasformarsi in un reato paragonabile all’omicidio. Ebbene sì, perché la pena prevista per devastazione e saccheggio è tra 8 e 15 anni, mentre quella per omicidio preterintenzionale è tra 10 e 18 anni e quella per omicidio colposo non supera i 5 anni.

Quando giustamente ci indigniamo per la brutalità della repressione in Turchia, dovremmo ricordarci anche di questo, specie ora, visto che quel tipo di accusa viene utilizzato in maniera sempre più disinvolta, come sembrano indicare i processi per i fatti di Roma del 15 ottobre 2011.

L’altra faccia della medaglia, altrettanto grave, è l’impunità degli apparati repressivi. Nessuno pagherà per le violenze della Diaz e di Bolzaneto, mentre per l’omicidio di Carlo Giuliani non c’è stato nemmeno il processo. Beninteso, la questione non è invocare la galera per i poliziotti, ma comprendere che l’impunità genera mostri. Siamo sicuri che i casi Aldrovandi, Cucchi, Uva, Ferrulli eccetera non c’entrino con tutto questo? O che non c’entri il fatto che i reparti antisommossa italiani riescano a resistere al numero identificativo sul casco, quando persino i loro colleghi turchi ce l’hanno?

Insomma, qui non si tratta di dibattere sul passato, bensì di costruire ora e qui una battaglia politica per l’abrogazione del reato di “devastazione e saccheggio”, per l’introduzione di norme cogenti che pongano fine all’impunità, a partire da una legge sulla tortura, e per un’amnistia per i reati sociali, che possa restituire la libertà anche a Marina, Alberto e Gimmy.

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