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Dal carcere di Perugia su Genova 2001

di , 2 settembre 2012 18:48

Ciao sono un detenuto ristretto nel carcere di Perugia

vi scrivo perché in tanti anni di carcerazione ho visto molte cose che vanno oltre la costituzione italiana. Un particolare che mi ricordo è stata la manifestazione del G8 del 2001.

Mi trovavo ristretto nel carcere di Pavia in una sezione di alta sicurezza. Una mattina venivamo convocati nell’aria di socialità dove il comandante dell’Istituto ci riferiva che aveva avuto una comunicazione dal Ministero di Grazie e Giustizia che 25 detenuti dovevano essere trasferiti in un carcere in Sardegna perché gli serviva la sezione libera perché dovevano portare 8 detenuti che secondo lo stato avevano preso parte alla rivolta del g8.

Io per mia fortuna sono riuscito a rimanere nello stesso carcere in quanto svolgevo la mansione di spesino e cioè il lavorante che consegnava il sopravvitto che i miei compagni possono acquistare con i propri fondi disponibili, ma a una condizione che io dovevo recarmi davanti alle celle di questi ragazzi tra cui una donna e mettergli delle condizioni sulla loro spesa.

Io naturalmente mi rifiutai e venni minacciato di un eventuale trasferimento. Ma dato che ero uno dei più vecchi che lavoravano ai conti corrent sono riuscito a farmi bloccare il trasferimento e quindi il mio compito era solo quello di ritirare le loro richieste e consegnarle.

Ricordo che questi ragazzi non potevano avere nessun tipo di contatto se non altro con la presenza di un agente di polizia penitenziaria, ma la cosa che mi ha sorpreso è che la ragazza ha dovuto passarmi la sua richiesta da sotto il blindato e che la spesa gli venisse consegnata direttamente da un agente.

Posso solo dire che sono stati trattati peggio dei detenuti che sono a regime di 41bis.

Non potendosi acquistare niente al di fuori di generi che non potevano essere usati con i fornelli che possiamo acquistare all’interno di qualsiasi istituto, potevano solo acquistare acqua, sigarette, biscotti e latte il resto erano costretti a sopravvivere con il vitto che passava l’amministrazione penitenziaria. Posso farvi immaginare cosa si possa mangiare in un carcere, la tortura nella tortura.

La cosa più impressionante è che il lavorante che portava il vitto l’avevano obbligato a mettersi un passamontagna in testa in modo che non si poteva riconoscere il viso, cosa che il lavorante stesso si rifiutava di indossarlo e di conseguenza è stata costretta una guardia a passare il vitto mai aprendo il blindato ma da un piccolo spioncino. La fortuna di questi ragazzi è stata che sono riusciti ad uscirne nell’arco di 20 giorni perché noi detenuti comuni capivamo che erano trattati peggio delle bestie e che la sofferenza dentro un carcere è già insopportabile se sei un detenuto comune, loro l’hanno passata nel peggior modo che si possa trattare un essere umano.

La contentezza di tutti noi detenuti del carcere di Pavia è stata la notizia della loro scarcerazione facendogli sentire la nostra solidarietà sbattendo le sbarre per più di un’ora!

Concludo dicendo che nelle galere dovrebbero farci passare solo anche un giorno a quei signori politici per provare la sofferenza quella vera e non solo parole parole parole!!!

Ragazzi io sono con voi fino alla morte!!!

Un detenuto che ha vissuto questa brutta esperienza in prima persona,

ciao ragazzi!!

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Dal carcere di Perugia una lettera di Fagiolino

di , 2 settembre 2012 18:47

Ciao,

Malgrado gli 11 anni trascorsi è ancora ben chiaro nella mia mente il ricordo che ci portò in quelle giornate a Genova, eravamo felici e pieni di speranze, eravamo più di 300.000 mila, tutte e tutti con la voglia di contestare i potenti, tutti e tutte con la voglia di costruire un mondo diverso (nel nome di un così detto movimento dei movimenti). Poi purtroppo qualcosa è andato storto, se così vogliamo dire, ed è successo quello che è successo: le violenze, i massacri e la morte (omicidio di Stato) di uno di noi, il nostro caro Carlo. Mi ricordo anche molto bene l’ipocrisia di chi giù in quei giorni cominciava a cavalcare l’onda dividenti i buoni da cattivi.

Il dopo Genova fu poi caratterizzato da quell’accanimento, da quella caccia alle streghe da parte della magistratura nei confronti di 25 tra compagni e compagne con l’accusa assurda del reato di devastazione e saccheggio.

A seguire poi il buio più completo, fino a quel 2008 quando la Corte d’Appello portò da 25 a 10 i compagni e le compagne accusate per quell’abominevole reato e, ricordo ancora bene quello che si percepiva dalla dichiarazione (in rete) rilasciata da Casarini dopo la sentenza, i “suoi 15″, i manifestanti modello e per questo giustamente assolti (alla faccia della solidarietà militante!).

Gli altri 10 invece cani sciolti, brutti, zozzi e cattivi e, così giustizia fu fatta. 10 per lo più anarchici, i subbugliatori du 300.000 persone e, non lo dico per vittimismo, forse sarà una coincidenza o forse un dato di fatto, chissà…?

Poi di nuovo calarono le tenebre e tutto andò al dimenticatoio sino alla sentenza finale del 13 luglio del 2012 quando la Cassazione confermò per noi 10 la condanna per il reato di devastazione e saccheggio (con pene dai 7 ai 15 anni di reclusione).

Ed ora, momentaneamente dietro alle sbarre siamo in 2 io e Marina, quella sorella che ho sempre desiderato avere e che non ho mai avuto la possibilità di conoscere.

Ma che sia ben chiaro, io no vivo di rancore perché ho ben chiaro chi è il mio nemico e, colgo l’occasione per ringraziare dal profondo del mio cuore chi comunque in questi anni c’è stato sempre vicino, come chi si è prodigato in questo ultimo periodo con le poche forze rimaste ad aprire e portare avanti la campagna 10×100.

Ma, adesso la cosa più raccapricciante è che con questa sentenza si è venuto a creare un precedente confermato dalla Corte di Cassazione e da ora in poi (e mi auguro che non sarà così) chi oserà ribellarsi, chi oserà difendere la propria dignità e chi scenderà nelle piazze per lottare dovrà convivere con l’idea di questo alone repressivo nascosto dietro l’angolo e pronto a colpire in qualsiasi momento.

Malgrado la prigionia, io cerco di resistere e tenere duro grazie anche alla vostra solidarietà che mi state dimostrando in questi giorni e che non mi fa sentire solo. Non sarà sicuramente questo sequestro legalizzato a frenare la mia voglia di far “saltare” questo ingranaggio del potere e costruire insieme un mondo diverso.

Un forte abbraccio a tutti e tutte e, con Renato sempre nel cuore.

In ogni caso, nessun rimorso.

Alberto

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Alberto trasferito a Perugia

di , 24 luglio 2012 18:18

Traferito ieri sera Alberto, uno degli imputati condannati per i fatti di Genova 2001 , dal carcere di Rebibbia a quello di Capanne a Perugia.

Nessuno era stato informato, solo oggi è arrivato un telegramma da parte sua, che annunciava dell’avvenuto trasferimento.

Per scrivergli :

Alberto Funaro

Casa Circondariale Capanne

Via Pievaiola 252

06132 Perugia

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